Archivio annuale 4 Dicembre 2019

Mi chiamo Ivan Muthiac e vengo di Sarajevo, di Vincenzo Gambardella

Mi chiamo Ivan Muthiac e vengo di Sarajevo è un libro sorprendente di Vincenzo Gambardella, scrittore schivo – non ha social e non spamma in giro sul web il suo ultimo libro, incredibile vero, al giorno d’oggi? – ma prolifico. Soprattutto negli ultimi anni ha scritto tanto, e io che sono stato molto fortunato, ho avuto il piacere di leggere alcuni dei suoi ultimi lavori trovandoli sempre di altissimo livello.

Dopo essermi perso con ammirazione nel racconto dei fuochisti in Vinicio Sparafuoco detto Toccacielo e aver apprezzato la storia dei muti proprietari di un banco dei pegni di Come tutte le cose dell’universo, ho letto la storia toccante e commovente di Ivan Muthiac, che piccolino, suona bene la chitarra e, orfano, scappa dalla guerra di Sarajevo.
Come molti dei personaggi di Gambardella, il protagonista è spaesato, emarginato, ma durante la storia piano piano cresce, matura, trova il suo posto nel mondo. Ma prima di farlo, attraversa numerose vicissitudini, tormenti, e solo dopo esserci passato attraverso può finalmente trovare pace.

Il piccolo Ivan dalla Jugoslavia a Napoli, e poi a Milano, vive la sua vita umile e ha la chitarra sempre nel cuore. Nulla può separarlo da questo oggetto, quasi una prosecuzione del suo corpo, è la sua compagna di vita. Vive in una comunità di orfani, dove ci sono altri ragazzini come lui, pieni di problemi, che cercano il loro posto nel mondo.

Ed è nel capoluogo lombardo che arriverà l’incontro che cambia per sempre la sua vita: un professore di chitarra gli fa ascoltare Django Reinhardt, e lui si innamora della sua musica. Intanto il ragazzino cresce, e vive un anno incredibile, ricco di incontri, di scelte, di avventure in compagnia di vecchi e nuovi amici. Sempre nel segno della musica.

La scrittura di Gambardella è come sempre leggera come un acquerello, ma penetra dentro. Le storie che racconta sono belle perché semplici ma universali, e sempre segnate da una grazia e un dinamismo sorprendenti. Non si può che legare e affezionarsi a questo ragazzino testardo e con il cuore buono, che non riesce sempre ad esprimere tutte le sue capacità, chitarra a parte. E si coglie in pieno anche la grande umanità di Gambardella, scrittore sincero e appassionato, e ancor prima insegnante, che probabilmente avrà conosciuto tanti ragazzini come Ivan, innamorati della vita e desiderosi di trovare il loro posto nel mondo.

Presentazione del nuovo libro di Lavinia Petti, La Ragazza delle Meraviglie

Venerdì 22 Novembre alle 18.30 avrò il piacere di intervenire alla presentazione del nuovo libro di Lavinia Petti, La Ragazza delle Meraviglie, al Mondadori Bookstore al Vulcano Buono (Nola).

Insieme a me e all’autrice ci sarà anche Autilia Napolitano. Il nuovo libro di Lavinia Petti è una misteriosa e intrigante storia ambientata a Napoli, ricca di personaggi indimenticabili. Ne parleremo in modo approfondito Venerdì 22. Vi aspetto.

«Quella di Lavinia Petti è una Napoli ricamata di misteri» Io Donna

Napoli, quartiere Forcella. In una fredda notte d’inverno, una neonata viene abbandonata nella Ruota degli Esposti dell’ospedale dell’Annunziata. Al collo ha una catenina di rame con due misteriosi oggetti, una chiave arrugginita e una moneta antichissima. Adottata da una famiglia di estrazione popolare, Francesca Annunziata, che si fa chiamare Fanny, trascorre nelle campagne del Moiariello che sovrastano la città un’infanzia libera e selvaggia, fatta di avventure solitarie alla scoperta di vecchi ruderi e di notti popolate da sogni inquietanti, forse premonitori, che le valgono l’appellativo di janara, strega. Alla vigilia dei suoi quattordici anni, la ragazza scopre per puro caso la verità sul suo passato. Furiosa per quello che considera un vero e proprio tradimento da parte delle persone più importanti della sua vita, Fanny scappa di casa e trova rifugio in una grotta vicino al mare. Per la prima volta è del tutto sola, e ha con sé soltanto gli oggetti con cui è stata trovata. Nonostante l’impresa le paia impossibile, decide di andare alla ricerca dei suoi veri genitori proprio a partire da quegli enigmatici amuleti. E in questa avventura verrà aiutata e ostacolata da una fantasmagorica galleria di personaggi partoriti dagli anfratti più arcani della città.
In una Napoli oscura e segreta di primordiale e inquietante bellezza, dove si venerano antichi dèi, i morti si confondono con i vivi e le leggende sembrano prendere vita, Lavinia Petti intreccia una storia di amore e morte che porterà Fanny alla scoperta delle proprie origini e forse delle origini di un’intera città.

Viola Ardone, Il treno dei bambini.

 

Se a Napoli nasci povero, nel dopoguerra, non ti aspetta un futuro roseo. Anzi, il meglio che ti possa capitare nel vicolo è contare la gente che non ha le scarpe rotte ai piedi. Povertà e miseria sembrano le uniche strade previste, per i bimbi di Napoli.
Per questo il treno dei bambini che andrà al nord è un’opportunità da non lasciarsi sfuggire. Su questo treno, saliranno una serie di bambini che saranno ospitati in famiglie comuniste in Emilia Romagna (non in Russia, come si vocifera). Dettaglio non da poco, Al nord tutti hanno le scarpe ai piedi. E da mangiare, soprattutto. E il lavoro non manca. Se si vuole, si può avere un violino da suonare.
Amerigo Speranza lo scoprirà quando salirà con altri suoi coetanei su quel treno, con un cappottino nuovo regalatogli dal partito, lasciandosi alle spalle lo squallore di una Napoli che non riesce a rialzarsi subito dopo la guerra.
Purtroppo il sogno dura solo pochi mesi, perché questi sono i patti, e il ritorno a casa da mamma Antonietta, tra povertà e stenti, non è affatto semplice. Ritrovarsi di nuovo a vivere la vita del vicolo, dopo aver assaporato ricchezza e benessere, sarà possibile?

In questo romanzo la scrittrice e insegnante napoletana Viola Ardone racconta una storia poco nota e lo fa attraverso la voce narrante del piccolo Amerigo, che coi suoi occhi vispi e curiosi ci descrive due mondi totalmente diversi. E racconta sogni, speranze, paure e curiosità filtrate da questo piccolo monello che desidera soltanto una vita normale.
La scrittura di Viola Ardone sorprende per l’innata capacità di ricreare immagini indimenticabili con periodi brevi e senza particolari fronzoli. Ma è una prosa che tocca le corde del cuore e proprio per questo tiene incollato il lettore, che pagina dopo pagina si appassiona a questa storia e ai numerosi personaggi di contorno: la mamma Antonietta, la funzionaria di partito Derna che organizza la spedizione al nord, la famiglia in cui viene ospitato Amerigo, i suoi piccoli compagni di viaggio e le strane figure che popolano i vicoli di Napoli.
Un romanzo tenero e accattivante, che partendo da un fatto storico poco conosciuto ci racconta una storia universale di riscatto e speranza.

Toni Morrison, Amatissima

C’è una casa, al 124 di Bluestone Road, in cui vive Sethe, con sua figlia Denver. Sethe è fuggita via dal Kentucky, da un’altra casa chiamata Sweet Home, è scappata dalla schiavitù. Ora si trova nell’Ohio, uno stato libero. Sulla schiena ha un albero di cicatrici che le ricorda quotidianamente le frustate subite nel corso degli anni. Vive al 124 di Bluestone Road, Sethe, ma non ha ancora trovato pace. A tormentarla, a infestare la sua nuova casa, c’è il fantasma della sua bambina.

Beloved, Amatissima. Che ora non c’è più, è stata uccisa dalla madre affinché non provasse anche lei gli orrori dell’essere schiava. Sethe le ha tagliato la gola, quando la piccola ancora non aveva un nome. Lo ha fatto quando ha visto il cappello del “maestro” da lontano. Il cappello dell’uomo bianco che ne avrebbe reclamato il possesso, perché la fuga non era prevista, non era ammessa dalla legge. La neonata è morta, gli anni sono passati. Ora la neonata che non esiste più infesta la casa al 124 di Bluestone Road, è tornata a reclamare amore, a reclamare di essere ricordata. Lei, come i milioni di morti durante quegli anni, vuole essere ricordata. Lo pretende, per non finire nell’oblio.

Il romanzo di Toni Morrison è una storia sulla maternità, sulla schiavitù, sulla morte e sulla vita. Ci sono tante donne, in Amatissima. C’è Sethe, c’è Denver. E c’è Baby Suggs, schiava per 60 anni, poi riscattata dal figlio Halle. E poi c’è Beloved, un fantasma che reclama una vita che non ha mai potuto avere. Gli uomini, in questo romanzo, restano sullo sfondo, ma servono a spiegarci meglio la grandezza e la complessità di queste donne. C’è Halle, figlio di Baby Suggs e marito di Sethe, che non ha lasciato il Kentucky con i figli ed ora appartiene al passato. Gli altri figli di Sethe, sono scappati di casa, adolescenti, per sfuggire al fantasma. E poi c’è Paul D, che era anche lui a Sweet Home e ora, dopo anni, rincontra Sethe e sua figlia. E deve fare i conti anche con Beloved, che non è più solo un fantasma, ma è diventata una donna reale, vero corpo venuto dall’acqua del fiume. Beloved, rinata dall’acqua, ora gioca con Denver, sua sorella. Parla con la madre. Forse vuole vendicarsi, forse l’ha perdonata. Intanto, Sethe fa ogni giorno i conti con sé stessa, con il suo passato, col fardello che porta dentro nel suo cuore.

La storia di Sethe è la storia di Margaret Garner, scappata dalla schiavitù realmente nel 1856, per arrivare in Ohio. Toni Morrison aveva letto la sua vicenda nell’antologia The Black Book, la storia di una donna che, dopo aver compreso che sarebbe stata ricatturata, uccise la figlia, scegliendo per lei che la morte sarebbe stata più dolce della schiavitù.
Il libro è stato pubblicato nel 1987 e ha vinto il Premio Pulitzer, consacrando la Morrison nell’Olimpo dei grandi scrittori americani del 900. La scrittura è complessa, il linguaggio stratificato. Alle volte si fa fatica a stare dietro alle varie digressioni, ai salti nel tempo, alle storie che si intrecciano. È un viaggio difficile e doloroso, non iniziate questo libro se avete voglia di una lettura leggera. Ma, se iniziate, portatela a termine. Lo dovete. Lo dovete ai “sessanta milioni o più”, che si trovano nella dedica iniziale: gli africani che morirono durante il secolo e passa, in cui la schiavitù negli Usa era legale.

La recensione su “La Lettrice”

Ringrazio Giusi Oliveti per la bella e approfondita recensione.

Secondo me, dallo sguardo di una persona traspare tutto, se nella sua vita manca qualcosa o qualcuno, se i suoi occhi sono carichi di rabbia, di tristezza, di angoscia oppure sovrabbondano di felicità; perciò quando conoscete una persona, non vi limitate a chiederle come sta o ad osservare i suoi chili: osservate bene i suoi occhi ed ascoltate la storia che hanno da raccontarvi.

La recensione completa è a questo link: https://lalettrice.weebly.com/home/la-ragazza-della-fontana-recensione

Firmacopie alla Mondadori Nola

Con grande gioia, sabato  5 ottobre a partire dalle 11 sarò alla Mondadori Nola al Vulcano Buono per un firmacopie.

Sono onorato di poter portare “La ragazza della Fontana” all’interno di una libreria così importante.
Grazie alla disponibilità di Gennaro Pecora.
Ingresso libero

Diretta Facebook su Book Advisor

In estate, si sa, tutto si ferma. Poca voglia di scrivere, pochi eventi, nessuna presentazione. Ma a settembre tutto riprende con la consueta normalità.

Anzi, con qualche ottima novità. Ho il piacere e l’onore di essere in in diretta facebook su Book Advisor per parlare del mio primo romanzo, La Ragazza della Fontana, e per rispondere a tutte le domande dei lettori.

Grazie a Marco Latini per la possibilità. Ci vediamo su Facebook!

Aggiornamento. A questo link è possibile vedere la diretta.

 

 

Nuova presentazione a Fuorigrotta

Sabato 13 luglio una nuova tappa per il tour di LA RAGAZZA DELLA FONTANA. Sono felice di presentare il mio primo romanzo finalmente a Fuorigrotta, il quartiere in cui sono nato e cresciuto.

Sarò ospite dell’associazione culturale CAMPEGNA POLIS, molto attiva sul territorio e presenterò il libro con Daniela Iaconis, una amica che mi ha fatto piacere rincontrare dopo tanti anni, presidente dell’associazione.
Appuntamento alle 18:30 in via Campegna, 46 – Napoli. Non mancate!

Di cosa parla il romanzo: L’estate dei Mondiali di calcio del ’94, le spensierate vacanze tra partite di pallone in pineta e tuffi al mare da raggiungere con un pulmino sgangherato: è tutto qui il divertimento di cinque ragazzini di un paesino chiuso e ancora arretrato, diffidente verso il Capitano, il diverso, un uomo taciturno e solitario, bersaglio di scherno e di maldicenze, da cui tutti sono invitati a tenersi lontano. Una sera d’agosto, però, le vite dei cinque amici sterzano bruscamente: una ragazza viene trovata morta nei pressi della fontana della piazza. I legami si allentano e le amicizie, fino ad allora certezze, sono subito messe a dura prova da sottili ipocrisie e ataviche paure. Un romanzo in cui si respira la vita vera di un gruppetto di adolescenti e del loro complicato mondo fatto di insicurezze e timori, che possono portare a scelte sbagliate o a seconde possibilità inaspettate. Perché ci vuole coraggio a essere se stessi, ma solo allora si comincia a vivere davvero.

Per saperne di più o leggere un estratto: http://www.scritturascritture.it/prodotto/la-ragazza-della-fontana-antonio-benforte/

Modiano, I viali di circonvallazione

“Per l’arte con la quale ha evocato i destini umani più inesplicabili e scoperto il mondo della vita nel tempo dell’occupazione».

Con questa motivazione Patrick Modiano ha vinto il Nobel nel 2014. Ritroviamo tutti gli elementi presenti in questa breve descrizione della sua opera, già nel romanzo Viali di Circonvallazione, uscito per Gallimard nel 1972, premio dell’Académie Francaise dello stesso anno.

È la storia di un figlio alla ricerca di un padre, durante l’occupazione tedesca di Parigi. Sono tanti personaggi che popolano l’opera, che si apre con una suggestiva descrizione di una foto. È questo quello che rimane al figlio che cerca suo padre, una foto di gruppo, un padre corpulento circondato da personaggi ambigui, all’interno di un bar. Da questa foto scoperta per caso sul fondo del cassetto parte la ricerca, sofferta, del protagonista, la ricerca di questo padre che ha cambiato vita, è andato via e in 10 anni ha dimenticato tutto, anche suo figlio. O forse fa finta?

Misterioso e struggente, questa opera giovanile di Modiano riesce ad appassionare e a sorprendere per quei temi che sono così cari all’autore, e già appaiono quindi in questo romanzo breve scritto neanche a trenta anni. Il rapporto con il padre, così complesso e stratificato, il rapporto con il passato e la memoria, così fuggevole e fallace. E sullo sfondo la Parigi non splendida e ricca, ma cupa e asfissiante, fatta di bar periferici mal frequentati e i viali di circonvallazione che, ricordati nel titolo, ospitano le passeggiate tra questo padre e questo figlio che si rincontrano e si studiano, dopo 10 anni. Perché mi hai abbandonato, padre? Sembra voler chiedere il giovane uomo al suo genitore. Perché hai preferito una vita squallida con compagnie discutibili, a me?

Ma il padre è sempre stato un falsario, ha sempre finto e finge anche ora. Non è dato sapere perché questo uomo corpulento e piegato dalla vita abbia compiuto queste scelte, abbia scelto mediocri amicizie, si circondi ora di persone che sembrano odiarlo, o quantomeno disprezzarlo.

Ma a poco a poco i due sembrano riavvicinarsi, o forse no. I confini sono così poco netti in questo piccolo romanzo che in fondo sembra un unico, grande sogno. E si conclude con domande che non hanno risposte, con enigmi impossibili da sciogliere. Perché l’amore per un figlio per un padre è alle volte un enigma, sofferto, insondabile, che non può essere spiegato, ma soltanto vissuto.

Paolo Zardi, La Gente non esiste – Neo Edizioni

Ho letto con piacere il nuovo libro di racconti di Paolo Zardi, che seguo da tempo.

Dall’esordio, si può dire, quando a una delle prime fiere del libro a cui partecipai conobbi i ragazzi di Neo Edizioni e iniziai ad apprezzare i loro libri. Dopo Antropometria e Il giorno che diventammo umani, ho letto con piacere questa nuova raccolta.

27 racconti che descrivono piccoli e grandi momenti di straziante e banale quotidianità. Uomini soli che ricevono una mail e si innamorano di donne lontane, probabilmente inesistenti, ma che fanno compagnia; donne a mare, nell’aria calda dell’estate e alla ricerca dell’amore; ragazze sole e irrequiete, come i loro figli che litigano con altri bambini, al parco; malate terminali alla ricerca di Dio; famiglie in cui l’Alzheimer ha scombussolato priorità e rapporti. E ancora: ragazzi omosessuali che hanno denunciato i genitori, ragazzini che litigano e cercano il loro posto del mondo, uomini e donne alla ricerca di sesso e compagnia, vecchi compagni dell’adolescenza che si rincontrano 30 anni dopo e si scoprono semplicemente invecchiati.

Lo dico senza esitazione, per me Paolo Zardi si conferma uno dei più convincenti scrittori italiani di racconti.

 

La recensione su Econote.