Ricordo d’estate
Sotto questa pioggia che sembra non finire mai mi torna all’improvviso in mente un lontano ricordo d’estate. La spiaggia grande, immensamente grande con la sabbia a perdita d’occhio e noi così piccoli in confronto. Il mare greco misterioso e salato, amici che sembravano eterni e poi ho perso di vista, ripenso a loro con l’affetto della nostalgia, le strade divise non cancellano ciò che è stato.
Il lungo viaggio in auto da Napoli, la nave che inghiotte la fiat Uno per arrivare sull’isola persa nel mar mediterraneo. La pelle scura dopo 15 giorni di troppo sole, i capelli biondi biondi perché bruciati dal sale. Mia sorella che impara a nuotare in piscina, stesa sulla schiena piano piano toglie i braccioli e prende coraggio. La scheda telefonica internazionale per chiamare la nonna a casa e dire che ci stiamo divertendo da matti, ma torniamo presto. Il profumo l’agosto e le cicale, un esercito di cicale che rumoreggia tutta la notte. Un milkshake a metà pomeriggio da pagare in dracme e la parola greca che ti apre tutte le porte: eukaristó.
La sensazione che ogni giornata sia senza fine e l’estate una straordinaria e irripetibile stagione dell’esistenza. La canoa per scoprire calette nascoste, la maschera per gli abissi inesplorati. Il primo falò sulla spiaggia, i primi innamoramenti difficili da decifrare. Le bugie per sembrare più grande. Tutte le famiglie riunite intorno a tavolate enormi. I grandi da una parte, i piccoli insieme in un tavolo separato dove mangiare, giocare, crescere insieme. Greco e italiano, lingue che si mescolano tra un bicchiere di vino – ma io posso solo annusare – e teneri souvlaki. I sorrisi di mamma e papà, le risate che hanno la consistenza della luna piena di un agosto caldo di quasi venticinque anni fa.