Più o meno gli stessi di Paolo Bargagli
Ho giocato a tennistavolo a buoni livelli da ragazzino, poi ho abbandonato neanche quindicenne, ripreso a sprazzi senza allenarmi mai con costanza. Però amo il tennistavolo come sport, per me è una vera e propria filosofia di vita, per certi versi. Una cosa che ho sempre riscontrato è che, rispetto ad altri sport – ovviamente più noti -, la produzione letteraria a tema tennistavolo fosse ridotta, o meglio diciamo la verità, nulla.
Per questo motivo quando ho intercettato in un gruppo facebook gli aneddoti e i post che Paolo Bargagli scriveva con frequenza, partendo dalle sue avventure agonistiche negli anni 70 e 80, ho stropicciato gli occhi e quasi non ci credevo.
La stoffa dello scrittore, avendo lavorato nel settore editoriale per un po’ di anni, l’ho subito fiutata. E devo confessarlo, pur non conoscendolo ho chiesto la sua amicizia e gliel’ho scritto: “Ma queste storie devi pubblicarle”.
Lui, con fare un po’ modesto, non ha confermato né smentito, ma quando poi ha dato alle stampe “Più o meno gli stessi – Piccole storie di sport, di amicizia e di ragazzi che non mettono giudizio”, mi sono entusiasmato.
E sono stato ancora più felice di averlo ricevuto in dono, dono che considero prezioso non solo perché arriva da un campione del tennistavolo, ma perché gli aneddoti che contiene sono sinceramente ineguagliabili. La veste grafica è accattivante – stupendi i numeri di pagina con racchettina – le foto sono preziose.
Alcuni di questi aneddoti li avevo già letti come post di facebook, ma molti ammetto essermeli persi, perché forse l’algoritmo del social network di Zuckerberg non ha funzionato a dovere. Ma come, mi sono detto! I post di Bargagli sono una delle poche cose per cui vale la pena essere ancora iscritto a questo social di boomer e narcisisti.
Partiamo dalla veste grafica: Paul Klee in copertina con un’immagine che ricorda una racchetta – forse pongista anche il famoso pittore? – bella carta, immagini a colori pazzesche. Un lavoro davvero ben fatto, ad esempio io sono impazzito per i numeretti di pagina a forma di racchetta.
Ma veniamo ai contenuti, scritti da Bargagli, “creatura ricca di curiosità e assetata di cose belle” come lo descrive Milo De Angelis nella prefazione. Abbiamo tanti brevi ma densi profili di pongisti, o racconti sul tennistavolo, scritti con una passione unica, che solo chi ama alla follia questo sport può far trapelare. Dai primi approcci con questo sport alle prime vittorie, passando per i viaggi in giro per il mondo- ah, la Cina! – e alcune sfide memorabili, le pagine filano via veloce. La cosa che subito emerge, la sottolinea Alessandro Bernardi nella postfazione al volume: “Del tennistavolo di Paolo, oggi, restano i ricordi […] Per rievocarli Paolo utilizza i più diversi registri, ma la cifra stilistica utilizzata è comunque l’ironia; una ironia che non riesce a celare la nostalgia per le cose amate e vissute una volta”.
Per meglio orientarsi, sono divisi in sezioni: “raccontini di stupore e ping-pong giramondo”, “raccontini di viaggio, musica e compagnia bella”, “Per farla breve”, Raccontini di campioni ritratti a matita”, “Raccontini di sport a briglia sciolta”, “Raccontini di amicizia e ping-pong italiano”.
Per me, classe 83 cresciuto nel mito di Waldner e Saive, ci sono ammetto alcuni nomi mai sentiti prima. Ma tanti profili sono irresistibili, anche se si parla della bella e ineffabile Valentina Popova – che non conoscevo – o di altri atleti che giocavano negli anni 60 – 70. Si ride, tanto, ma si riflette anche molto: sulle differenze che ci sono sempre state in questo sport tra la Cina e l’Italia, sulla filosofia del “saper perdere”, sul perché, parliamoci chiaro, il Tennistavolo sia uno sport tra i più belli e appassionanti che esistano.
Si ricorda Giontella – per me un vago ricordo, un campione memorabile – si parla di Milan Stencel, allenatore dell’Italia dall’89 al 92. C’è una fenomenale sfida in doppio proprio contro il Maestro, al quale Bargagli ricorda di aver regalato un bel bollino rosso sul braccio, con una pallinata. Ancora Secrètin, che per me era solo un nome e grazie ai racconti di Paolo ho conosciuto per le sue imprese.
Fortissimo il raccontino “Storia incompleta del servizio”; leggendo le varie pagine scopro che fino a metà anni 80 si potevano avere due gomme dello stesso colore, che l’antitop con gomme colorate uguale metteva in difficoltà tutti. E ancora: Costantini, Bisi, Maietti, l’allenatore della nazionale Tiao.
Molto originali anche i racconti non legati al ping pong, che denotano la grande cultura di Bargagli, l’amore per la musica, il cinema, i viaggi… il libro si lascia leggere, appassiona anche i non amanti del tennistavolo, perché l’autore scrive davvero bene, benissimo!
Un libro che ho letto con grande piacere insomma, e che mi ha permesso ancora una volta di capire perché amo tanto questo sport, che ho praticato dal 91 al 95 con costanza e a buoni livelli, e poi preso e riabbandonato almeno un altro paio di volte. Complimenti a Bargagli per aver scritto questo libro. Volendo prendere in prestito le parole citate in una delle storie del volume: l’ho goduto molto!
L’albero delle farfalle di Paolo Mascheri
Esce in questi giorni per Pequod (ed è disponibile su Ibs) il nuovo romanzo dello scrittore aretino Paolo Mascheri, grande narratore, folgorante col suo esordio Poliuretano e confermato dall’ottimo Il Gregario, uscito per minimumfax ormai 13 anni fa.
Abile tessitore di trame, dalla scrittura misurata e tagliente, eccezionale nell’indagare i profondi rapporti tra persone e i legami famigliari, Mascheri coi suoi due libri precedenti si inseriva a pieno titolo tra i miei scrittori italiani contemporanei preferiti. Aspettavo un suo nuovo libro da tempo, e ora eccolo qui.
Copertina e bandella qui di seguito