Trump e il blocco dei social network

Trump e il blocco dei social network

Il punto non è tanto il blocco degli account di Trump. Il problema è l’uso selvaggio delle piattaforme social che da anni ha inquinato il linguaggio politico e la sfera pubblica in modo irreversibile. Populismo e fake news sono state il punto fermo di tutti gli anni di presidenza Trump, e il bavaglio ai suoi deliri è arrivato anzi troppo tardi. Perché, potrei sbagliarmi, il mondo dei social non dovrebbe essere tanto diverso da quello reale.

Per la politica sembra invece un territorio senza legge in cui tutto è concesso. Si dovrebbe sempre rispettare le regole, non mentire in continuazione, non lanciare messaggi di odio, rilanciare teorie complottiste e, se possibile, non incitare ad assaltare il Campidoglio mettendo in dubbio l’esito delle elezioni. Se ciò viene fatto, oltre alle conseguenze legali credo sia da mettere in conto anche la rimozione degli account. Il paragone con altri mezzi, TV in primis, non regge. Perché in un programma TV c’è un presentatore a moderare, che dovrebbe essere garanzia di un’informazione più controllata. Sulla carta stampata, il giornalista si fa carico della qualità delle fonti. Sui social invece, senza alcun tipo di mediazione, il messaggio arriva senza filtri da uno a milioni di persone. Il politico può inventarsi qualsiasi cosa senza contraddittorio.

La distorsione delle informazioni e la propaganda, da sempre esistite, oggi trovano nuove e più subdole modalità di diffusione. Il sistema è in divenire e il blocco degli account di Trump crea un nuovo, importante precedente. Nessuno può sapere dove ci porterà. Ma dopo l’assalto di Capitol Hill, nulla più può sorprenderci.

admin_ab

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