Riflessioni su Astrazeneca
Ho letto nei commenti ad un post di un mio amico una frase che mi ha fatto ridere: “dicono Io non mi faccio Astrazeneca perché non so cosa contiene, e poi mangiano i wurstel”. Dopo la risata però, ho pensato che il paradosso dell’informazione in tempo di covid è ormai evidente: abbiamo potenzialmente accesso a una quantità di dati senza precedenti, ma non sappiamo usarli correttamente. E nel rumore di fondo creato dai media, quello che resta nell’uomo comune è soltanto una grande paura, mescolata a un gustoso ingrediente complottistico (non ci danno informazioni corrette, quindi ci vogliono morti). Il clickbait ha rovinato il nostro modo di fruire la notizia, me ne rendo conto ogni volta mi inviano su WhatsApp il solito articolo che collega una persona morta a un vaccino fatto un mese prima.L’Ema, che dovrebbe invece essere una delle poche fonti da prendere in considerazione, si è pronunciato: Astrazeneca non uccide, non ci sono correlazioni tra trombosi e vaccini, i pochissimi casi (30 su 30 milioni o giù di lì) rientrano tranquillamente nelle statistiche e non destano allarme. Ma ciò non basta, in tantissimi prenotati non si sono presentati all’appuntamento col vaccino in questi ultimi giorni, perché non era Pfizer. In giro è tutto un “mio cugino ha fatto il vaccino ed è stato male, un altro suo amico è all’ospedale”. Applichiamo la regola del sentito dire a una faccenda così importante, all’unica soluzione che potrebbe, in fin dei conti, restituirci un po’ di normalità.Siamo così sfiduciati da istituzioni e potere, che pensiamo vogliano sempre e comunque metterlo in quel posto al “cittadino comune”. Come se non bastassero quelli che non si presentano, viaggiamo a un ritmo di vaccinazioni così lento, che di questo passo prima di un anno l’immunità di gregge ce la sogniamo, mentre da Israele arrivano immagini che sembrano quelle dell’estate 2019, negli Usa post Trump viaggiano alla velocità della luce e stanno vaccinando già i 40enni. Personalmente, non vedo l’ora che tutti i miei cari possano vaccinarsi. Ognuno è libero di scegliere come preferisce, ma ricordo che ci sono più possibilità di venire colpiti da un fulmine, che morire per la vaccinazione. C’è da fidarsi. Me l’ha detto mio cugino.