Il Confine di Silvia Cossu

Il Confine di Silvia Cossu

Con Il Confine (Neo Edizioni) Silvia Cossu è al suo quarto romanzo. Si sente, nelle sue pagine, una grande maestria da scrittrice d’esperienza, una certa sapienza narrativa. Appena si inizia a leggere questo libro si viene travolti da un’atmosfera rarefatta, avvolti da una trama all’apparenza semplice, ma con molteplici stratificazioni.

Con i tempi e i modi di un racconto che, come un piccolo giallo dell’anima, con grande sapienza costruttiva, avvicina ad una più profonda domanda di senso. Quasi un viaggio iniziatico” dice Renato Minore, che l’ha candidata al premio Strega. E ha ragione, soprattutto sulla sapienza costruttiva.

Una storia che ha come protagonista una scrittrice che ha perso il gusto di scrivere ma che per vivere racconta le storie di uomini celebri, finiti però in disgrazia e dimenticati dal mondo. Le mette su carta, a pagamento ovviamente. Quando incrocia un famoso e misterioso psichiatra, Mosco, e questo medico le offre una grande cifra per scrivere la sua storia e ascoltare in più sedute le sue vicende, queste due vite si incrociano e il risultato è imprevedibile.

Il libro si apre subito con una rivelazione, e poi va a ritroso: “Cinque anni fa ho intervistato uno psichiatra conosciuto attraverso un’amica comune. (Un nome noto). Ci siamo incontrati quasi ogni giorno nel suo studio. Ho registrato trenta ore di materiale. La sua vita, le circostanze più o meno fortuite che lo hanno avvicinato alle terapie brevi e a praticarle per oltre quarant’anni. Soprattutto quella subliminale. Poi, senza alcun preavviso, arrivati alla fine, è sparito. […] Lo sgomento, rigirando tra le mani il biglietto appena ricevuto, poco a poco si rifà vivo. La cerimonia è prevista tra due giorni. Mi chiedo chi abbia spedito la partecipazione. La sensazione di essere osservata torna a punger- mi come un sottile senso di colpa. Ora che il suo corpo non respira più, è solo un ammasso inerte, so di essere stata anch’io par-te del suo gioco.

La biografa fa un mestiere insolito e a suo modo affascinante, instaurando un particolare rapporto con i suoi clienti. Ce lo spiega: “È vero che sfrutto la vanità altrui, ma il risultato produce un conforto duraturo. In più, c’è l’incognita del percorso che si intraprende insieme, che una volta concluso può essere riattraversato innumerevoli volte, con pause e letture diverse.” Davanti a questo nuovo cliente, a questo schivo e misterioso dottore, potente, rivoluzionario, attaccato al denaro, qualcosa cambia. Il percorso non è lineare come al solito. Il confine tra biografa e cliente non è più tanto scontato. Chi è, questo psichiatra? Cosa vuole che venga raccontato?

Che ci sia una verità da scovare contro e nonostante lui, mi alletta. L’ipotesi di rovesciare i piani e pormi come analista di uno psichiatra, perché in fondo è così che l’ha messa” dice a un certo punto la protagonista. Che inizia a mettere insieme i vari pezzi che vanno a formare la storia di Mosco, i suoi esordi nel campo della medicina. I suoi successi. I suoi eccessi.

Gli incontri con Mosco per realizzare il libro, si trasformano sempre più spesso in qualcosa di altro: viaggi in auto per incontrare barboni; confronti sui romanzi scritti dalla biografa; inquietanti scambi di idee e riflessioni al limite.

Il racconto su Mosco intanto continua, si arricchisce di pagine la sua biografia: “Mosco ha scoperto che mescolare la suggestione del teatro con le tecniche più avanzate delle terapie brevi, creando per ogni paziente un set specifico, ha l’effetto di potenziarne l’esito”.

Mosco e il rapporto con i soldi. Mosco e le donne. Mosco e l’alone di mistero che lo circonda. Indagare nella vita di Mosco, serve alla protagonista per guardare dentro se stessa. I piani si confondono. I confini si fanno rarefatti. Le terapie brevi. Realtà e finzione. Irma e il sesso. Realtà e bugia. Il sonno, il sogno. La paura. La memoria. Fin quando Mosco scompare, fa perdere le sue tracce, e la situazione sembra implodere, forse esplodere.

La bella lingua di Silvia Cossu non esagera mai, è elegante e precisa. E come in un puzzle serve a costruire una storia che si arricchisce tassello dopo tassello. Spiazza, spesso. Indizio dopo indizio si arriva allo svelamento finale. I vari punti di vista, le varie sequenze di questo romanzo che è allo stesso tempo molto filmico e delirante come un sogno da ubriachi, rendono la narrazione sempre tesa, l’effetto finale straniante e originale. Neo edizioni, a pochi mesi di distanza da Beati gli inquieti di Redaelli, torna a proporre un romanzo brillantemente costruito che parla di psichiatria e, in qualche modo, di sanità mentale. Il risultato è sorprendente.

Silvia Cossu è nata a Roma. Ha scritto per Marsilio i romanzi La vergogna e L’abbraccio, e per la collana “Strade-Blu” di Mondadori un memoir usando uno pseudonimo, tradotto in Germania. Due suoi racconti sono presenti nelle antologie I racconti delle fate sapienti (Frassinelli), e Pensiero Madre (Neo Edizioni). Per il cinema ha sceneggiato diversi film (BluffL’ospiteFino a farti maleCrushed Lives – Il sesso dopo i figliIo lo so chi siete) selezionati nei più importanti festival internazionali. Il confine è il suo quarto romanzo.

Antonio Benforte

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